giovedì 12 marzo 2009
Educazione alla dipendenza
A parte tutto ciò di cui sopra, la questione centrale è l'educazione. L'educazione alle droghe, ma più in generale a qualsiasi forma di dipendenza. Siamo dipendenti dal lavoro, siamo dipendenti da certi stati d'umore (rabbia, tristezza, rancore, ecc.), siamo dipendenti da certe persone (un amante, un genitore, il guru), e poi la dipendenza più diffusa di tutte: la dipendenza dall'approvazione degli altri. Ne abbiamo estremamente bisogno. Basta poco per metterci in crisi, siamo insicuri, temiamo di fare brutta figura. E non crediate che da un punto di vista fisiologico, la dipendenza dalla cocaina, sia del tutto diversa da quella dal lavoro. In entrambi i casi entrano in circolo delle sostanze affini; nel primo caso in forma esogena, nel secondo endogena. Ogni stato umorale consiste nella secrezione di una determinata sostanza (o miscela) nell'organismo. Il fenomeno dell'assuefazione, e la tolleranza alla sostanza stessa che ne deriva, è equivalente per quanto riguarda la dipendenza dalle droghe come nelle altre forme di dipendenza sopra citate. In ogni caso, bisogna aumentare la dose. Per produrre lo stesso sballo iniziale, la quantità di sostanza rilasciata deve essere sempre maggiore. Ma l'organismo ne risente, e soprattutto quando la dose viene a mancare. Non possiamo permetterci di rimanerne a corto. Ma l'iniezione che ci anestetizza l'anima, ci avvelena il corpo. Bisogna imparare a dosificare, allora. E soprattutto non essere dipendenti da nulla. Ottenere l'approvazione degli altri, per esempio, non è che sia un male in sé, è una bella cosa, un piacere del quale nessuno si può privare del tutto. Diventa terribile quando non sappiamo farne a meno, quando non possiamo più restarne senza. Tornando alle droghe in senso stretto, la dipendenza insorge quando non le usiamo più per divertirci, quando già non cerchiamo lo sballo di una notte, ma la cura del giorno. Non esistono le droghe, ci sono i drogati. La dipendenza non sta nella sostanza, sta nella persona. Nessuno nega che certe sostanze (siano droghe come stati d'animo) leniscano il dolore. In alcuni momenti sono addirittura consigliabili. Ma dobbiamo sapere cosa stiamo facendo. Assumere la responsabilità del costo psicofisico che infliggiamo al corpo. Aristotele direbbe, esercitare la virtù della temperanza. La temperanza non consiste in una totale privazione, tutt'altro. L'astemio è un alcolizzato in potenza. La volta che inizia, non riesce più a smettere. Non aveva mai esercitato i muscoli della volontà.
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