domenica 22 novembre 2009

ABC theory



Secondo la teoria del ABC, il nostro contatto con la realtà è sempre mediato da un elemento intermedio di cui spesso ci dimentichiamo. Per realtà qui s'intende la realtà linguistica, quella della comunicazione verbale o, molto più incisiva, non-verbale.

ABC è l'acronimo per le parole inglesi Adversity, Belief, Consequence. Quando succede qualcosa che turba il nostro animo (consequence), erroneamente pensiamo che la causa del nostro turbamento stia nella realtà, in un determinato evento (adversity) che si è prodotto. Dimenticandoci cosí dell'elemento intermedio (belief), che invece è la vera causa scatenante. L'adversity scatena un belief automatico che si risolve in una consequence.

Ma facciamo un esempio. Stiamo camminando lungo una via quando, sul marciapiede opposto, vediamo passare un nostro amico. Facciamo un segno per attirare la sua attenzione, lui alza la testa, ci guarda, sembra vederci, forse ci riconosce ma comunque passa oltre senza salutare -adversity. Subito sentiamo montarci dentro un senso di risentimento verso il nostro amico. Pensiamo cosa possiamo avergli fatto di male, perché ce l'abbia tanto con noi da toglierci il saluto. Prima magari ci sentiamo un po' in colpa, ma poi risolviamo di non aver fatto nulla. Lo abbiamo sempre aiutato con i suoi problemi, addirittura più di quanto ci abbia mai aiutato lui! Consequence: ci arrabbiamo con il nostro amico


Certo che potremmo anche elaborare tutt'altre credenze -belief. Ad esempio, potremmo ricordarci che il nostro amico e la sua ragazza ultimamente non andavano molto d'accordo e che lei aveva addirittura minacciato di rompere la storia. Pensiamo allora che magari lei lo ha lasciato davvero e, conoscendolo, deve sentirsi disperato. A giudicare bene dalla tensione sul volto e dal passo concitato, è forse proprio questa l'interpretazione giusta. Consequence: sentiamo pena per il nostro amico.

Ossia lo stesso evento, a seconda dell'intepretazione che ne si dà, può suscitare due risposte agli antipodi. Arrabbiato o in pena. Ciò che causa la risposta non è tanto l'evento in sé, ma le nostre credenze al rispetto. Il belief.

La teoria è interessante perché implica che gran parte delle nostre battaglie si librano su un piano interiore. Ma le idee che ci facciamo delle cose hanno risvolti del tutto reali. C'indigniamo, sentiamo pietà, ci viene l'ansia oppure ci sentiamo spensierati e felici, a seconda di quello che crediamo. Solo rivedendo le credenze, cambieremo il nostro stato d'animo. Il dolore morale infatti, a differenza di quello fisico, è sempre mediato dal pensiero.

Se qualcuno ci dà un pugno in faccia, tra l'adversity del pugno e la consequence del naso rotto non c'è credenza che tenga. Indipendentemente dal belief, il naso fa un male atroce. Mentre se c'insultano, ci danno dell'immorale, dell'egoista o del pazzo, lasciarci "colpire" da tali affermazioni oppure no dipenderà sempre da noi e da noi soltanto. E anche se avessimo fatto uno sbaglio, non sarà certo sentendoci in colpa che potremmo in qualche modo rimediarvi. Tutt'altro. E poi non c'è essere umano su questa Terra che non ne commetta. Pure Dio si sbaglia, altrimenti pensate che saremmo fatti cosí?

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