giovedì 26 luglio 2012

Ingroia fa le valige


Ingroia va in Guatemala a combattere i Narcos. La cosiddetta fuga di cervelli. In Italia ci rimane Giovanardi.

giovedì 29 luglio 2010

telefatto (rubrica di telese sul Fatto)


e direi! il proibizionismo è innanzitutto intollerabile per principio. io, a casa mia, faccio quello che mi pare. dalla pelle in dentro, sono l’assoluto sovrano. ma ti pare che uno mi deve venire a dire quali sostanze devo o non devo usare. se mi voglio prendere un sonnifero la sera, o farmi un linea di coca la mattina… e la canna a mezzogiorno. oltre che ipocrita, in materia di droghe, questo paese è totalmente ignorante. ignoranza e ipocrisia che fanno il gioco delle mafie, la seconda questione per cui bisognerebbe farla finita col proibizionismo. la cosa è molto semplice: si chiama legge della domanda e dell’offerta. se il mercato richiede un determinato prodotto, ossia c’è domanda, ci sarà sempre e comunque qualcuno disposto ad offrire quel prodotto, anche se illegale. l’illegalità del prodotto non fa altro che renderlo più appetibile dal punto di vista del guadagno che se ne ricava commerciandolo. possiamo allora anche mandare a morire i nostri migliori giudici e giornalisti, che magari sono pure riusciti a smantellare un’organizzazione criminale dedita al traffico di droga, ma continuando ad esserci una domanda per quella sostanza, subito rinasce un’altra struttura criminale pronta a sopperire la richiesta di quella merce. e così non si finisce più. come li ha fatti i soldi la mafia, il salto di qualità negli anni ’60 o ’70: con il traffico di eroina. l’avete visto il film di Rosi: Dimenticare Palermo? Se no, guardatelo!

da ultimo, e mi scuso per la lungaggine, volevo segnalare che a novembre in california ci sarà un referendum per la legalizzazione della cannabis. la ragione? uniscamente fiscale. tassando il “bene” in questione entrerebbe nelle casse dello stato, in un momento di crisi, una bidonata di dollari. la stessa ragione per cui negli anni ’30, in piena depressione economica, Roosvelt pronunciò la mitica frase: “È arrivata l’ora di farsi una bella birra!”

Per quanto mi riguarda: “È arrivata l’ora di farsi una bella canna!”

lunedì 14 giugno 2010

le ricchezze minerarie dell'afghanistan


Segnalo quest'articolo del giornale spagnolo El Pais (QUI), che riporta la notizia del New York Times sulla scoperta, da parte dei geologi americani, di grandi riserve minerarie in Afghanistan ancora intatte. Il valore dei giacimenti è stato valutato intorno al miliardo di dollari, in particolare per via delle presenza del litio, materiale indispensabile per lo sviluppo tecnologico dell'occidente. Con il litio, infatti, si costruiscono le batterie dei nostri computer portatili, degli iPods e degli iPhones.

sabato 5 giugno 2010

ultima intervista a Pasolini



ultima intervista a Pasolini, una delle poche a colori.

lunedì 10 maggio 2010

la depressione bipolare dell'euro

Se le borse europee fossero una persona, in questo momento manifesterebbe tutti i sintomi di una depressione bipolare. Un giorno sprofonda nella disperazione; il giorno dopo vive momenti di sfrenata euforia. Oggi è stata la giornata all’insegna dell’euforia.

A Milano il Ftse Mib ha toccato un +10,14% e l’All Share un +9,40%. Volano anche tutte le consorelle del vecchio continente: Londra segna un +5,33%, Francoforte +5,07%, Parigi +9,12%. Il Portogallo, che fino a ieri sembrava spacciato, oggi è la borsa europea che ha segnato il rialzo maggiore: +10,40%. Ma a cosa è dovuta questa repentina ripresa dei mercati?

I ministri finanziari dell’Eurozona si sono riuniti a Bruxelles e hanno stabilito un maxi piano di salvataggio da 750 miliardi di euro, oltre alla garanzia della Bce di acquistare i titoli di Stato europei se necessario. Mantenendo il paragone iniziale, possiamo dire che la causa dell’odierna euforia è stata l’ingestione di una pastiglia.

Senza un cambio sostanziale, siamo portati a credere che, finito l’effetto della droga, tornerà alla carica la disperazione. In un alternarsi dei sintomi opposti di una medesima malattia, ogni volta più dirompenti. A meno che non si intraprenda un cambio radicale, una sorta di psicanalisi finanziaria che vada a toccare il rimosso del capitalismo – il lavoro? – a nostro parere siamo ancora a rischio collasso.

(Fonte: blognotizie)