domenica 1 marzo 2009

La mafia che avanza



La democrazia si difende palmo a palmo. Mentre la mafia avanza fisicamente lungo la penisola, e Roma capitale implode nella corruzione, lo sconforto prende piede dentro di noi e cala a fondo negli animi. La democrazia è anzittutto una condizione interiore. Una sorta di vitalità. La libertà di poter dire e fare ciò che si vuole -in quanto non si faccia danno a nessuno -e di affermare le proprie potenzialità, operando in una società che valorizzi gli aspetti alti dell'animo umano: il coraggio, il merito, l'impresa. La mafia è anch'essa una condizione interiore. Nasce dalla paura, dall'insicurezza e dalla viltà. Il passaggio dall'una all'altra condizione non è poi cosí difficile. Basta un po' di coraggio, di determinazione e di unione tra le persone.

Andiamo verso un'Italia in cui a rischio è la democrazia. La chance di vivere una vita piena e felice e, soprattutto, libera. Non assoggettiamoci alle usurpazioni, non interiorizziamo uno stato di costante autocensura: per paura di offendere o di essere offesi. Dobbiamo in primo luogo esprimere noi stessi. Ciò conta più di vivere. La vita senza espressione è morte in vita. Oggi la chiamiamo con un altro nome, e ne abbiamo fatto una malattia. Ma non è nient'altro che questo. Non m'interessa vivere, diceva Henry Miller, m'interessa esprimere me stesso.

Non ci è possibile fare altrimenti. Questa è la sola cura. Questa è l'essenza della democrazia che, come ogni altra cosa, trova le sue vere radici nel profondo dell'animo umano.

2 commenti:

  1. http://www.youtube.com/watch?v=I1rPQpmZVwo

    Permettimi una variazione sul tema.
    Linko questo video come commento a cio che hai scritto sopra, è tratto dal programma di Luttazzi, "Decameron. Sesso, Religione e Morte", che circa un anno fanno fu censurato mediante l'espulsione dal palinsesto di La7 che prese a pretesto una battuta contro il guerrafondaio Ferrara che lavorava nella stessa emittente.

    Sono d'accordo con te sulla categoria di interiorizzazione come stato di asservimento al sistema da parte del soggetto.
    Contrapponendo ad essa una grande capacità di esprimere la critica e il dissenso, mettendo a nudo le cose, "chiamando per nome lo spettro"(Adorno), Luttazzi è stato eliminato, e dopo un anno come possiamo ben vedere le cose in Italia sono molto peggiorate.
    Luttazzi è intellettuale oggi molto scomodo, le sue bordate in questo momento storico sono pari a quelle del corsaro Pasolini, al punto che nessuno gli da più voce neanche all'interno della cerchia della sinistra democraticista.
    Infatti i suoi affondi critici supportati da una corretta teoria sociale rispetto all'esistente sono complessivi. Il rapporto tra potere e istituzioni è analizzato, smontato e deriso all'interno di un quadro ben più ampio di critica del capitalimo, insomma Luttazzi non dimentica le contraddioni sociali fondamentali e più torbide su cui si reggono le istituzioni democratiche di un "particolare" sistema sociale insieme alla collusione di un'intera classe dirigente.

    Se quindi il problema non è la collusione politica dentro le istituzioni bensì il loro fondarsi sullo sfruttamento generale del lavoro e sulla guerra come sistema di dominio permanente, è proprio per questo che Luttazzi avendo scelto come modalità critica di denuncia politica il punto di vista più esterno al sistema ha finito per pagarne il prezzo più alto, a differenza di molti altri suoi colleghi che rimanendo al di qua della semplice satira interna e caricaturale di sistema per questo in TV ancora si riescono a vedere. (..E speriamo ancora per molto.. visto che la situazione italiota è grave ma non è seria!)
    Beppe

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  2. Nel video sopra pubblicato l'intervistato giornalista afferma infine che la società siciliana non si ribella e per questo non merita di avere degli eroi, è questa una visione strettamente legalista che indossa solo i panni dei commercianti e degli imprenditori collusi che pagano il pizzo e non quelli delle masse di lavoratori che vivono ricattati e bastonati anche da questi ultimi da oltre mezzo secolo. L'arretratezza del meridione non si è prodotta da sola ma è il risultato storico prodotto dalla ignobile dittatura politica della borghesia italiana che dopo il risorgimento ha avuto la meglio su di esso sottomettendolo per i propri interessi. ("L'Italia che non aveva le sue colonie per questo utilizzo il proprio meridione" A.Gramsci. La questione meridionale.) Le masse di contadini del sud furono bastonate e lo sviluppo agricolo del territorio fu messo in miseria dalle banche per favorire l'emigrazione e lo sviluppo delle fabbriche del nord italia. Eppure la ribellione c'è stata con i movimenti di lotta che hanno attraversato la storia, pensiamo al movimento contadino dei fasci siciliani, e tra il ventennio e il dopo guerra ai movimenti indipendentisti di ispirazione socialista. Nel 1946 grazie a questi movimenti di lotta la sicilia ottenne l'autonomia e il parlamento dopo la famosa battaglia per l'indipedenza sicilana; il PCI poco dopo vinse le elezioni regionali, e il cosiddetto pericolo rosso suscitò una dura reazione militare che sfocio nell'assassinio di molti di quei quadri dirigenti e nella strage di Portella della Ginestra voluta dalle forze politiche conservatici siciliane,(latifondisti, mafiosi, e cattolici), in combutta con la Dc di De Gasperi e con gli americani. Quest'ultimo colpo assestato da tutte le più importanti forze reazionarie fu decisivo non solo per il futuro della Sicilia ma anche per tutto il paese e per gli equilibri internazionali di Yalta che potevano altrimenti essere destabilizzati. Da li in poi il resto è storia attuale, 50 anni di incontrastato dominio politico mafioso della DC in tutto il paese, che insieme alla mafia ha utilizato il meridione come materia di sfruttamento e di clienteliarismo per mantenere il sottosviluppo e dominarne il proprio serbatoio elettorale in funzione anti PCI e all'interno della guerra fredda. Ecco, dentro uno scenario politico così grosso e difficile fare ricadere la responsabilita storica della mafia ai siciliani che pure storicamente si sono sempre ribellati sia ad essa che alle dittature di tutte le epoche, (anche i moti del 1948 che sconvolsero l'Europa ebbero luogo anche a Palermo), è frutto di un'operazione tanto scorretta quanto semplicistica.
    Questa storia dimostra che la Sicilia e il meridione per ribellarsi non hanno mai avuto bisogno ne di eroi borghesi o di pezzi di stato illuminati per prendere in mano il loro proprio destino. Al contrario dice anche che è stata la reazione dello stato borghese ad avere sempre bisogno delle forze più occulte e degli sgherri più infami per intervenire a capovolgere e fermare il progresso storico delle masse verso la propria giustizia e libertà sociale.
    Marcos

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