martedì 20 ottobre 2009

La proiezione dell'ombra


Fra i meccanismi psicologici che più mi affascinano c'è la cosiddetta "proiezione dell'ombra". Con questa bella espressione Jung intendeva tutte quelle volte che attribuiamo all'altro aspetti della nostra personalità, lati oscuri che riferiti a noi stessi non potremmo accettare. Proiettiamo la nostra l'ombra su chi ci sta vicino.

Quando qualcuno ci sta criticando, con una certa veemenza o pretesa di morale superiorità, c'è sempre da chiedersi che tipo di proiezione stia compiendo, quale ritiene inconsciamente essere la propria mancanza. Già perché, nel fondo, ognuno di noi s'interessa pochissimo dell'altro: in primo luogo s'interessa sempre di se stesso. Ed è giusto e naturale che sia cosí. Un'altruista idealista è estremamente pericoloso; mentre un'intelligente egoista è del tutto innocuo. Consapevole il secondo di come sia difficile ridere da soli; incapace il primo di ridere con chi gli sta intorno.

Insomma, ritornando a tema, non ce ne può fregare di meno di ciò che l'altro è, fa, dice. Ognuno di noi si preoccupa di se stesso, soprattutto quando si riferisce all'altro, soltanto che non se ne rende conto. Perché il meccanismo è del tutto inconscio, sedimentato nel nostro comportamento da anni di pratica e ripetizione.

Allora, nel momento in cui ci si trova sotto attacco, basta cercare nella biografia dell'avversario di turno qualcosa che abbia a che fare con l'attacco stesso che ci rivolge -e state sicuri che c'è - per restituirgli gentilmente l'ombra. "Sí, amico, può darsi che tu non abbia tutti i torti. Ma guarda invece tu..."

La proiezione dell'ombra, se vogliamo, è un po' la versione raffinata, psicanalitica del "vedere la pagliuzza nell'occhio dell'altro e non la trave nel proprio."

"Tutto ciò che degli altri ci irrita può portarci alla comprensione di noi stessi" C.G.Jung

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